Siete convinti di vedere le cose che avete intorno esattamente come sono?
(no, non è una recensione cinematografica di Shutter Island, ma se non lo avete ancora visto, precipitatevi!)
In una sera d’inverno, durante una tempesta di neve, un uomo arrivò a cavallo in una locanda, felice di aver trovato rifugio dopo aver galoppato per ore su una pianura spazzata dal vento, con la coltre di neve che aveva coperto tutti i sentieri ed i punti di riferimento. Il locandiere che lo accolse lo guardò con stupore e gli chiese da dove venisse. L’uomo indicò un punto lontano dritto avanti alla locanda, al che il padrone, pieno di meraviglia e di sgomento, gli disse: ‘ma vi rendete conto che avete cavalcato attraverso il lago di Costanza?’ A queste parole il cavaliere piombò morto ai suoi piedi.
K. Koffka, 1962
Con questa leggenda tedesca lo psicologo Koffka mostra come ci possa essere una distanza tra le cose come sono in realtà (il lago) e le cose per come ci appaiono (la pianura ghiacciata).
E anche come il prenderne consapevolezza possa risultare fatale!
Dalla regia mi dicono che la leggenda è carina, ma servirebbero ulteriori esempi per capire meglio.
Procedo subito.
Guardate la seguente figura..
Non vi appare forse un triangolo invisibile? Il triangolo più famoso di tutti i tempi, quello dello psicologo triestino Kanizsa, che sebbene non abbia tutti i contorni delineati, è chiaramente visibile.
Ergo, noi vediamo quello che non c’è nella realtà.
Ah ma non finisce qui, la nostra mente continua a giocare brutti scherzi, non facendoci vedere quello che in realtà esiste!
Siamo tutti d’accordo che a sinistra esista un triangolo, ebbene, perché non riusciamo a vedere lo stesso triangolo anche a destra?
(seguite con la matita la base del triangolo sul monitor. Curioso che nonostante sia disegnata, comunque non la percepiate vero?)
A questo punto sento delle vocine che via etere mi stanno chiedendo il senso pratico di queste immagini. Beh, immaginate se quel triangolo che non riusciamo a vedere fosse in una strada ad indicare un incrocio pericoloso!
Vi viene in mente chi in natura sfrutta questo fenomeno a cui anche gli animali sono sottoposti?
L’immagine di destra aiuta ad individuare nella foto di sinistra una cicala che si mimetizza perfettamente sulla corteccia, per nascondersi dallo sguardo del suo predatore.
Ma ora arriva la mia illusione preferita, perchè disegnata da un ironico fumettista britannico – Hill – nel 1915 e da lui intitolata “mia moglie e mia suocera”, e pubblicata in una rivista con la didascalia “in questa immagine ci sono entrambe – trovatele”.
L’immagine venne poi utilizzata dalla psicologo Boring per dimostrare come sia possibile vedere più cose in una.
(se proprio non riuscite a vederle entrambe, googolate la soluzione)
◊ Insomma, queste illusioni sono degli esempi chiari ed immediati di come siamo dotati di una sorta di filtro percettivo (come fossero degli occhiali magici) che ci fanno vedere il mondo esterno non come è ma ma come ci appare.
Se non vediamo la realtà per come essa è vuole dire che in qualche modo la interpretiamo, e allora le nostre azioni in essa saranno spiegabili non per come la realtà è, ma per come l’abbiamo interpretata.
◊ Una domanda ora sorge spontanea: che c’azzecca tutto questo con la geografia?!
Dato l’ambiente comportamentale di un singolo o di una società, sono i fatti che esistono nell’ambiente fenomenico (il nostro filtro percettivo, ndr) che determinano le azioni e i comportamenti spaziali che il soggetto agente o la società compiono nell’ambiente geografico (il mondo esterno, ndr); ed è compito della geografia della percezione analizzare quei fatti e quelle azioni o comportamenti.
Lando, 2016
La geografia, nel suo studio dei rapporti tra Terra e uomo, non può considerare l’ambiente come oggettivo, senza analizzare il modo in cui l’uomo lo percepisce.
Ecco alcuni esempi visibili di come lo percepiamo:
Malgrado gli stimoli provenienti dagli oggetti cambino di continuo, noi li vediamo stabili ad esempio nella loro grandezza.
Nella realtà, cioè sulla nostra retina, gli uomini in secondo piano sono più piccoli di quelli in primo, ma noi li percepiamo grandi uguali, solo più distanti.
Ne avrete viste tante di queste illusioni che ci fanno sostenere una torre pendente, o toccare con un dito l’apice della piramide. Giocano tutte sulla costanza di grandezza.
Vi è venuta voglia di giocare con la nostra percezione?
Se dopo tutti questi esempi, siete più consapevoli, ma comunque vittime dell’interpretazione della realtà, costruite la vostra illusione (senza fotoritocco mi raccomando) includendo il nostro hashtag #missionigeografiche e la seguente parola chiave:
#AMmissionediconsapevolezza
♥ Per scrivere questa AMmissione, l’autrice ha pescato a piene mani dal capitolo Ambiente geografico e ambiente comportamentale presente nel manuale di Psicologia generale di Giovanni Bruno Vicario, 2007.