Alla deriva

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Grazie all’AMmissione di consapevolezza abbiamo capito che l’uomo filtra la realtà e la interpreta.

Con Il mio ambiente è stato possibile vedere degli esempi pratici di come diverse persone interpretano e poi restituiscono in modi assolutamente diversi la realtà, sotto forma di mappa.

Con questa nuova missione spingiamo ancora un pò sull’acceleratore per rendere tridimensionale quella mappa bidimensionale.

Come? Andando ALLA DERIVA!

No, non preoccupatevi, non vi chiederemo di salpare per mare aperto (almeno non per ora), ma solo di usare le vostre gambe ed il territorio che vi circonda, nello stesso modalità usata da artisti-filosofi situazionisti, nella Parigi di fine anni ’50.

Per fare una deriva, andate in giro a piedi senza meta od orario. Scegliete man mano il percorso non in base a ciò che sapete, ma in base a ciò che vedete intorno. Dovete essere straniati e guardare ogni cosa come se fosse la prima volta. Un modo per agevolarlo è camminare con passo cadenzato e sguardo leggermente inclinato verso l’alto, in modo da portare al centro del campo visivo l’architettura e lasciare il piano stradale al margine inferiore della vista. Dovete percepire lo spazio come un insieme unitario e lasciarvi attrarre dai particolari.

Guy Debord (papà dei Situazionisti), 1956

Voi direte, una passeggiata dunque?

Non esattamente. La deriva – una della applicazioni pratiche della psicogeografia, ovvero l’analisi del modo in cui l’ambiente geografico influisce sui comportamenti individuali – si distingue dalla classica passeggiata per il modo di porsi in rapporto all’ambiente, che è più naïf (ingenuo) poichè non predeterminato, e che permette quindi di cogliere aspetti nuovi e inaspettati.

La deriva, in sostanza, permette di innestare nella mappa di un territorio (che è rappresentazione di uno spazio), il tempo vissuto di una persona, che fa suo quello spazio.

L’artista inglese Ralph Rumney nel 1957 è andato alla deriva in una delle città che più al mondo necessitano di essere scoperte in quel modo: Venezia! (l’aveva scelta anche perchè si lì viveva la sua compagna Pegeen Guggenheim, figlia di Peggy…gossip psicogeografico)

La sua idea era di trovare un itinerario lontano dal Canal Grande, e quindi dai luoghi più da cartolina, meta della massa dei turisti, e di lasciarsi poi guidare dagli stimoli che il paesaggio e le persone gli davano.

The Leaning Tower of Venice, 1957, immagini prese da qui

Tutte le fotografie scattate sono poi state pubblicate da Rumney, insieme a dei testi di commento delle scoperte del protagonista, nella forma di un fotoromanzo.

The Leaning Tower of Venice, 1957, immagini prese da qui

Tutto l’itinerario psicogeografico dell’artista (con indicazioni precise su come ripercorrerlo) è disponibile sul sito del Museo del Camminare.

La missione consiste nel compiere una deriva psicogeografica nel posto in cui vivete, e di documentarla.

Sul come fare la deriva (anche in piccoli gruppi), seguite alla lettera le indicazioni di Guy Debord. Sul come documentarla, scegliete tra foto e annotazione dell’itinerario oppure un breve video, in modo simile a come hanno fatto gli studenti di Granada qui.

Condivididete con noi la vostra deriva mandandoci per mail i video o le foto, oppure includendo nei social il nostro hashtag #missionigeografiche e la seguente parola chiave:

#alladeriva

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